...Sviluppare fin dall’inizio, per tanti anni, un colloquio con le immagini, con le stesse immagini; condurle per un itinerario di acquisizioni e di lezioni, da un’ingenua, astorica suggestione quattrocentista, imbattersi in tutto quanto ci sia di violento e contraddittorio, nelle esigenti frammentazioni cubiste, nelle tensioni dell’espressionismo, avere una porta aperta per gli appelli ad un impegno che è disposto a bruciare tutto e tutti, pur di conseguire il suo giusto scopo;
rimbalzare sulla dolce solitaria seduzione di risolversi e annullarsi in un gesto; continuare con le stesse immagini (fermo restando il dubbio di essere vittima di una patetica illusione), accalcandole di fatti, di emozioni e di cultura, interni ed esterni, accettare o respingere le committenze occulte, restare radicati eppure interrompersi e provocarsi per non lasciare dietro di sé soltanto la monotona traccia del cromosauro, e ciò nonostante vivere in modo da non trovarsi rinchiusi nel pensatoio e scrivere tutta questa storia in quelle immagini, nate così diverse, senza farle sparire... questo è quanto ho capito della difficoltà di dipingere...