...Il mio prevalente interesse è sempre stato per il volto e l’immagine umana: non frutto di una convinzione ideologica, ma una disposizione spontanea, naturale, primitiva. Cominciò così per me con il disegno e la pittura, il più antico rito della conoscenza. Questo bisogno ha mosso la maggior parte del mio lavoro, ma in un contesto di pressioni e necessità, di ostacoli culturali e sociali che non sempre ho potuto controllare...
...Oggi, dopo quasi sessant’anni, questo mio interesse si trova in un quadro culturale sicuramente rafforzato. Mi sono detto da tempo che la filosofia dell’arte che supporta e giustifica le mode correnti – tutto è arte quindi niente è arte – è una filosofia falsa. Essa è tuttalpiù un’involontaria dichiarazione d’impotenza della nostra epoca che sembra non uscire dal vicolo cieco di una suggestione parastoricistica, che vede un processo storico dell’arte verso non è chiaro quale meta evolutiva...
...Forse i problemi dell’arte di oggi non sono altro che problemi sociologici dell’epoca dell’acculturazione di massa, o comunque, vanno valutati in questo ambito.
Quando è nato il ritratto, l’ha voluto il soggetto o l’artista per primo? Forse non lo sapremo mai...
...Questi miei ritratti non nascono da occasionali presenze, ma da coloro che sono più presenti, che io voglio più presenti, che sono una parte di me e dei quali anch’io, nel ritrarli, divengo una piccola parte. Coloro che ho letto, ascoltato, coloro che mi hanno commosso, entusiasmato, affascinato, innamorato, generato come padri e madri. I miei Dei, di un olimpo di idee. Di musica, di gesti, di azione, di poesia, aldilà di ogni morale, per la bellezza, la forza, per l’ampiezza dell’orizzonte, per il coraggio dell’utopia e della vita...
...Di qualunque azione od opera, l’individuo è lo strumento, ma essa viene dalla collettività presente e passata – l’individuo ne è il prodotto - e torna verso di essa. Questo non implica che colui che opera e agisce, lo voglia. Anche l’opera più solitaria ed imprevedibile nasce inesorabilmente nell’humus dell’inevitabile...
...Il voler stabilire a priori la direzione dell’espressione artistica sulla base di valutazioni storiche e sociologiche generali, è la connotazione tipica di quasi tutti i movimenti del novecento ed attuali. Ci sono molte, moltissime opere nate da questi apriorismi e nella loro stragrande maggioranza non hanno altro valore intrinseco che quello di mero simbolo di un movimento o di un periodo. Ogni opera che conservi un valore non lo conserva in quanto opera rappresentativa di un contestuale storico che la giustifichi, ma unicamente per il fatto che essa ha il potere di comunicare, subito e sempre, tutto il suo contenuto sintetizzato in una emozione estetica...
..La cultura accademica crede di saper valutare e magari dirigere la produzione artistica, ma in realtà la distrugge omologandola alle formule fumose di un archivio culturale nel quale tutto è spezzettato e asservito, allo scopo di perpetuare la cultura accademica: l’arte diventa secondaria...
..La tecnica più antica si basa sulla posa, per più sedute; anche moltissime. Ma anche nella prassi più ortodossa di questa tecnica, la memoria gioca un ruolo prevalente per il bagaglio di tanti ritratti visti o dipinti, per la memoria ottica di tanti volti, tanti capelli, colori, mani, vesti, occhi. Quando il soggetto non può posare, la fotografia, il dagherrotipo, il disegno, l’antico quadro sono gli unici documenti da cui partire, ed allora il pittore deve mobilitare qualcosa di più della sola memoria: deve sognare l’immagine, la deve amare, deve cantare un inno all’immagine che dipinge...
..Sono giunto già a diciotto ritratti dall’Ottobre 2003, e altri si affollano nella mente: poeti, scienziati, musicisti, politici, filosofi, ma non soltanto, perché anche le persone più vissute, amici, donne, piloti, gatti sgomitano in una memoria che è solo uno specchio di quella sola moltitudine che vive in me...
...Verso la fine degli anni cinquanta c’erano a Firenze, ma credo in tutta Italia, moltissimi dilettanti pittori: eseguivano minuziosi paesaggi, accomodate nature morte, asinelli col carretto, pagliai e gallinelle. Erano impiegati, medici, insegnanti, signore casalinghe, tranvieri e tanti altri. Qualcuno azzardava ritratti ai bambini. Noi giovani bohemiens si affermava la modernità: Picasso, Soutine, Chagall, Klee, Modigliani, Rouolt, Schiele, Kokoschka, e si praticava un neo cubismo un po’ provinciale. Poi sono passati gli anni. Dove sono finiti i dilettanti? Non si è tramandata la loro tradizione? Sono scomparsi? No. C’è stato un formidabile progresso: ora sono tutti Artisti Moderni...
...Le scuole d’Arte, le Accademie curano e trasmettono la cultura artistica. Rilasciano una patente d’artista. C’è da aspettarsi uno sviluppo dell’arte tale da far apparire il Rinascimento un piccolo evento di provincia. O no?...