8 Marzo 2015
Care amiche,
torno a ricordare questa giornata speciale con il ritratto di una grande donna:
Käthe Kollwitz.
Forse un nome che a molte di voi suonerà sconosciuto, perché così procede
la storia degli uomini che avanza disperdendo, dimenticando le intelligenze
più belle, le presenze più luminose.
Käthe Kollwitz era una pittrice tedesca il cui lavoro io vidi per la prima volta
alla Biennale di Venezia nel 1948.
Mi colpì soprattutto la sua grafica, e per me giovane che cominciavo il mio
cammino di pittore e d'impegno politico, fu un incontro importante.
Qualche anno dopo riuscii ad organizzare una sua mostra di disegni
che arrivarono a Firenze per un'iniziativa promossa dalla Federazione Comunista.
Non credo che da quei giorni lontani nessuno abbia mai più ricordato
la sua figura di donna, né il suo lavoro nella nostra città.
Quest'anno ho deciso di offrirvi i miei auguri per la vostra giornata di festa,
accompagnandoli con il suo ritratto. Spero che vi piaccia e vi spinga a
conoscerla meglio, come esempio di donna ed artista.
Io l'ho dipinta da giovane e, nel farlo, mi sono reso conto di come mia madre
le somigliasse. Ciò me l'ha resa ancora più cara.
Spero che l'ottantottite che mi affligge mi regali ancora tempo per offrirvi
altri volti di donna per i prossimi anniversari.
Buon 8 marzo e che la festa sia orgogliosamente grande.
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Biografia
Nasce, questa straordinaria donna, nel 1867 in una famiglia di libero pensiero
progressista. La sua prima formazione artistica maturò disegnando i proletari
che passavano, prima dalla casa di suo padre, insolito predicatore di una chiesa
libera, e poi dallo studio medico di suo marito, il dottor Kollwitz.
Il suo interesse per queste masse di diseredati non fu mai connotato da pietismo,
ma sempre pieno di solidarietà verso la costruzione di un mondo diverso.
Nel 1898, una sua grande opera intitolata Rivolta dei tessitori fu proposta per
la medaglia d'oro. Ci fu un gran rifiuto da parte dell'imperatore: nello Stato
degli Hohenzollern non c'era posto per questo tipo di arte.
Nel 1933 alla Kollwitz fu vietata qualunque attività artistica. Messa, fin dall'inizio
del potere nazista, al bando insieme ad altri artisti degenerati.
Per tutta la sua vita rimase fedele ai suoi ideali e, malgrado la malattia,
le persecuzioni, e l'età, continuò a lavorare ed a battersi contro il nazismo e la guerra.
Ella scriveva: ... non pretendo che la mia arte sia "pura".
Non ho difficoltà ad ammettere che il mio impegno artistico si pone degli obiettivi.
Io voglio agire nella mia epoca.
La Kollwitz fu una spietata testimone del suo tempo. Nel 1924 disegnò il famoso
manifesto Mai più guerra! che esprime la sua protesta contro l'ottusa belligeranza
della Germania del suo tempo.
Spesso il tema della madre sarà presente nei suoi lavori: disegnerà un'operaia
che sfida il nemico, mentre protegge con le braccia i propri figli. Intitolerà questo lavoro:
Non macinate i frutti della semina!
In un giorno di primavera, il 22 aprile 1945, muore nel piccolo centro di Moritzburg,
dove aveva trovato rifugio nell'ultima parte della sua vita.
Manfredi ricorda con un ritratto la pittrice degli operai. Ce la consegna,
con il busto orgogliosamente eretto sullo sfondo di una città illividita dalla barbarie.
Kollwitz Käthe, Voglio segnare questo tempo, 1993 ed. La Luna.
Testo di abg