8 Marzo 2016
Manfredi, “Marguerite Yourcenar”, 2005, 120 x 130 cm, tempera acrilica su tela
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Care amiche,
ecco che sono approdato ancora una volta a questo nostro appuntamento.
Avevo tante idee sul personaggio femminile da scegliere per questo 2016, eppoi mi son perso dietro i pensieri i più estranianti, per ritrovarmi quasi a ridosso del giorno a voi dedicato, come un bambino che non ha fatto i compiti.
Ai vecchi succede spesso.
Durante questo inverno, quando la luce è poca, e le forze ancora meno, mi son messo a rileggere le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
Di lei, dieci anni fa, avevo fatto un ritratto da una rara foto, colta nella sua giovinezza.
Marguerite non era bella, forse lo era molto di più da vecchia, quando ad una donna non si chiede di omologarsi ad un'immagine di accattivante bellezza.
Dal suo viso, ormai sfiorito, la Yourcenar ci rimanda lampi di ironia e di indomita intelligenza.
Eppure ho preferito questa immagine giovanile, di profilo (immagine che di solito non amo, perché ho bisogno di guardare il soggetto negli occhi, per rimanerne intrigato), dove ho giocato con i suoi lunghi capelli e mi sono perduto in questa atmosfera di blu e di terre scure.
Spero che questa mia scelta vi sia gradita e vi spinga a rileggere le sue opere.
Per accompagnare il suo ritratto, ho scelto una musica a lei cara, che anche io ascolto spesso: la quinta suite per violoncello di J. S. Bach.
Marguerite l'ascoltò intensamente durante la faticosa gestazione del romanzo Memorie di Adriano.
Vi lascio con un suo pensiero, tratto da Archivi del Nord:
.....più invecchio anch'io, più mi accorgo che l'infanzia e la vecchiaia, non solo si ricongiungono, ma sono gli stati più profondi che ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza dell'individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita.
Gli occhi del fanciullo e quelli del vecchio, guardano con il tranquillo candore di chi non è ancora entrato nel ballo mascherato, oppure ne è già uscito. E tutto l'intervallo sembra un vano tumulto, un'agitazione a vuoto, un inutile caos per il quale ci si chiede perché si è dovuto passare.
Buon otto Marzo dal vostro
Manfredi
Biografia
Marguerite Cleevenwerck de Crayencour.
Cognome di grande famiglia che incute soggezione.
Troppo pesante per una bambina che già componeva poesie e traduceva i poeti greci e latini.
Nella grande casa paterna, anagrammò Crayencour in Yourcenar e, con questo nuovo nome dal suono più leggero e più suo, si preparò ad entrare nella grande Letteratura.
Sarà chiamata a fare parte dell'Accademia Francese, prima donna dal lontano 1635.
(Ahi, Richelieu, come potevi immaginarlo!).
A Mont Noir, nel Nord della Francia, Marguerite bambina, passerà la sua infanzia e adolescenza, studiando con il padre che la lascerà libera di seguire un suo proprio percorso culturale, aperto ad ogni curiosità.
Della sua vita a Mont Noir troveremo documento in Archivi del Nord.
Nelle sue pagine s'intrecceranno le storie e i destini di tutta la grande famiglia paterna.
"Si tratta di restituire la parola a milioni di esseri che di generazione in generazione si moltiplicano, all'immensa folla anonima di cui siamo fatti".
Attraverso una rete di lettere, diari , foto prenderanno vita tutti coloro che l'hanno preceduta in questa antica stirpe.
Se ne sentirà attratta e proverà ripulsa nello stesso tempo, dicendoci con la sua cruda chiarezza:
"... la vita fa presto a riformare dei vincoli che prendono il posto di quelli da cui ci si sente liberati. Qualunque cosa si faccia e ovunque si vada, dei muri ci si levano intorno creati da noi, dapprima riparo e subito prigione...".
Insieme alla sua vita culturale, sarà presa nel vortice di amori dolorosi e frustranti.
Conoscerà la più profonda umiliazione alla fine della passione che per quattro lunghi anni coltivò per il giovane André Freignau.
Ma da questa sofferenza, nascerà Colpo di grazia, la perfezione del suo primo romanzo.
A Parigi, nel 1937, incontrerà Grace Frick, la donna americana che farà parte della sua vita, e per più di quarant'anni sarà per lei la relazione più importante.
Con Grace transvolerà l'oceano per scegliere dimora nel Maine.
Vivranno in una vecchia casa di campagna e Grace sacrificherà a Marguerite tutto della sua carriera personale, per diventare la sua traduttrice (la Yourcenar non volle mai che nessun altro traducesse le sue opere. "...alla seconda traduzione, non resta quasi più niente del testo originale. C'est terrible!"), la sua economa, la sua promotrice, l'organizzatrice silenziosa della loro vita appartata, dove si farà carico di tutto, lasciando alla sua Marguerite il posto più in luce.
Sarà ricambiata con un'affettuosa protezione durante la sua lunga malattia che la porterà alla morte nel 1979.
Ma Marguerite non sa stare sola, e si rimetterà alla prova con un giovane bellissimo amante. È un fotografo americano, Jeffry Wilson. Lei ha 75 anni, lui 28.
Per tre intensi anni l'amore tornerà ad accenderla, le riempirà l'ultima parte della vita con i tremori dell'adolescenza, anche se lei lo definirà "... l'amore intelligente, che non implica i sensi...".
Jeffry le farà scrivere di nuovo poesie d'amore e per lei sarà "...come il rumore dei flutti di una conchiglia...".
La farà di nuovo soffrire, in un andirivieni arrogante e pieno di pretese, che non lascia dubbi sulla natura sbilanciata del loro rapporto.
Poi la conchiglia s'infrangera'. Nel 1986, Jeffry morirà e Marguerite gli sopravviverà solo un anno.
In una fredda notte nel dicembre 1987, chiuderà la sua intensa esistenza, dopo aver tanto dato e tanto preso.
"...si avvicina la morte, e il suo rumore:
fratello, amico, ombra, che importa?
La morte è la nostra sola porta
per uscire dal mondo
dove tutto muore...".
abg